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Sui Binari di una Città che Sale

Piazza Gae Aulenti: l’agorà che domina il futuro

#REAL MILAN – De Milan ghe n’è domà vun


« Chi più alto sale, 
più lontano vede; 
chi più lontano vede, 
più a lungo sogna »
Walter Bonatti, scrittore ed esploratore

Nell’anno del suo decimo compleanno ammutolisce ogni giorno piccoli e grandi uomini, quelli già passati che la vedono volubile sotto nuovi fasci di luce, e quelli nuovi che si specchiano per la prima volta nelle fontane e scoprono dei giganti di vetro alle loro spalle, il riflesso di un panorama inedito che dà i connotati alla nuova Milano. 

L’8 Dicembre 2012 Gregg Jones, l’architetto americano della Pelli Architects che ha firmato re e regina dello skyline della piazza, Torre Unicredit e la sua spirale Spire – nonché il centro nevralgico delle cravatte della finanza milanese, aveva lanciato il quartiere lucente come «un nucleo di interconnessioni, un po’ agorà e un po’ incrocio di prospettive». Così è stato. 

La torre dal disegno curvo che, insieme agli altri due edifici, salgono verso la coltre densa della nebbia la mattina e il rosso del cielo terso la sera, sono l’espressione della mano grande della metropoli che lavora il futuro e tutela l’ambiente, ma la circolarità delle forme chiude le prospettive in un cerchio lastricato di ardesia, riportando l’infinito orizzonte ad uno spazio inclusivo e sicuro, vicino e a misura d’uomo.

Con una mano scommette sul suo avvenire pianificando nuovi obiettivi e con l’altra, Milano, abbraccia affettuosamente il suo pubblico variopinto nell’isola pedonale degli abiti e tailleur, delle opportunità, delle letture al bistrot Feltrinelli, dei caffè-confronti di attualità, della cultura che un po’ annoiata si svaga nelle vetrine delle maison sotto le pensiline in ferro-legno-vetro o si abbandona all’arte permanente di Alberto Garutti – 23 tubi in metallo cromato ottone che, ai piedi dell’Unicredit Tower, sorgono come trombe dai tre livelli intermedi della piazza rialzata, collegandoli metaforicamente in un vociferare tra piani – la prima della città.

È lo spazio delle corse pazze dei bambini e le chiacchiere dei nonni seduti sulle panche-sculture in graniglia, degli aperitivi lunghi su e giù dalle rampe che lo collegano a Corso Como, tutt’attorno alle fontane a sfioro che, all’imbrunire, si illuminano di cascate dai colori vibranti e omaggiano, tra i rumori che se ne vanno lontani, la quiete di un giorno che chiude gli occhi e sogna il domani.

La piazza della contemporaneità. La piazza di tutti, per tutti.

Piazza Gae Aulenti: tra memorie passate e pagine future

« È una folla di 
nuove possibilità,
è una nuova porzione di memoria»
Luca Doninelli, scrittore

Il gioco delle prospettive scava nella sua anima fino alle fondamenta, quelle che ancora custodiscono i giorni lontani e le memorie dismesse di un quartiere da troppo tempo dimenticato. Prima ancora di essere intitolata in onore di Gae Aulenti, pseudonimo di Gaetana Emilia Aulenti, la donna con la sigaretta e un bicchiere di Whisky in mano che ha fatto tremare, con l’ironia delle parole, uno stile inconfondibilmente milanese e l’eleganza dell’arte che creava, file di montati maschilisti ignoranti, diventando tra l’altro contro ogni aspettativa archistar dai numerosi riconoscimenti (la Legion d’honneur” della Repubblica francese e il Premio alla Carriera della Triennale di Milano), l’area interessava una porzione di città compresa tra il quartiere Isola, Porta Garibaldi e l’ex scalo ferroviario di Porta Nuova, meglio conosciuto come delle Varesine perchè capolinea dei treni provenienti da Novara, Gallarate e Varese.

Un perimetro purtroppo mangiato dal degrado di piazzali, zone industriali dismesse e capannoni abbandonati che, per i più nostalgici degli anni ’70  e ’80, tra gli altri avevano ospitato le mitiche giostre del Luna Park e spettacoli circensi di fortuna, in quello che per la gioventù di allora è meglio ricordato come lo storico parco divertimento delle Varesine.

Tutto il resto è storia d’oggi, la “Vecchia Milano” l’è andà e la vegn quel’oltar”, una nuova porzione di memoria più critica e consapevole dell’eco della sua immagine nel mondo. 

Dalle giostre ai riconoscimenti internazionali: il progetto di riqualificazione del quartiere Gae Aulenti

C’era bisogno tornasse a splendere di nuovo, a intrattenere di nuovo, aveva bisogno di una ventata d’ossigeno che liberasse orizzonti di crescita, innovazione e sostenibilità. È stato allora che l’architetto argentino Cesar Pelli ne ha fatto uno dei progetti di riqualificazione urbana più grande e importante d’Europa, per altro riuscitissimo: gli è valso il Landscape Institute Award nel 2016 nella categoria medium-scale development.

La nuova porta di accesso a Milano, piazza Gae Aulenti, ha battuto 42 pretendenti aggiudicandosi il podio paesaggistico per la migliore realizzazione estetica che includesse opere di innovazione, tecnologia e tutela dell’ambiente.

E così se il Duomo scopre le carte di un passato ricco di storia, come una musa ispirazionale dei ricordi dell’epoca che fu e che sempre sarà, lì incastonata in quelle pietre, Piazza Gae Aulenti è il ponte che permette a passato e futuro di unirsi e scrivere nuove pagine che testimonino le vedute del progresso

Unica direzione ammessa: un binario verticale. 

Una piazza dove tutto sale è possibile: salgono a 10, i metri di soprelevazione su cui è poggiata l’ardesia grigia dai riflessi azzurri della piazza, salgono le rampe di Corso Como, salgono centinaia di gradini dalle vie limitrofe, salgono le scale mobili dai parcheggi sotterranei e dalla stazione metropolitana di Porta Garibaldi, salgono gli ascensori e infine, quando timido si mostra il grande podio circolare, sale lo sguardo e il comune senso di stupore: 

in sintonia con il cielo giganteggiano in cerchio i simboli di una nuova generazione di scelte e attitudini, il panorama emergente di una Milano che cambia prospettiva e si fa grande. 

Piazza Gae Aulenti: nel segno di una città intelligente

« È l’idea di una città diversa, 
spaziosa. I milanesi hanno bisogno 
di camminare in piena libertà»
Andreas Kipar, architetto e paesaggista

Se esistesse una ricetta universale per ogni progetto di nuova generazione, il comune di Milano, in quanto laboratorio europeo di innovazione nello sviluppo del territorio, avrebbe tutte le carte in regola per candidare la sua. Non può trattarsi solo di estetica ormai, piuttosto dovremmo parlare di estetica responsabile. A fare grande una città non sono le tonnellate di cemento armato e acciaio che l’agghindano, belle sì ma inanimate, il vero motore è nelle persone che lì dentro vivono, i milanesi. Il valore degli esseri umani non ha eguali e va protetto a tutti i costi.

Così facendo Milano si è presa cura del suo popolo, facendogli regalo di nuovi spazi urbani sicuri e sostenibili, dover lasciar crescere, protetti, i suoi figli. Sostenibilità urbana, infrastrutturale e ambientale sono i concetti alla base dello sviluppo di città intelligenti e in Piazza Gae Aulenti si sono tutti realizzati:

è infatti la prima piazza milanese conforme agli standard europei in termini di design, efficienza energetica, innovazione tecnologica e sostenibilità, per il suo uso consapevole dell’energia e delle risorse ambientali.

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