Milano 2030: Sempre più in Centro il Quartiere
Next stop: una Milano di quartieri ritrovati
#REAL MILAN – Living
“Esco, vado in centro. Esco, scendo sotto casa.”
Non fino a molto tempo fa due strade diverse da percorrere, la prima si esauriva in un giro di orologio, la seconda in un giro di serratura.
Se è vero che la storia delle città scorre lungo una time-line di adattamenti, modifiche ed evoluzioni, condizionati da fatti storici e sociali, allora la pandemia da Covid-19 si aggiudica il gradino più alto del podio. Sì perchè se adesso dal portone di casa al negozio il tempo scorre sulla lancetta più lunga e non più sulla corta, qualcosa deve essere senza dubbio cambiato.
E allora quando per la prima volta i viali alberati a doppia corsia sembravano una fotografia landscape incontaminata, le strade abbandonate di quartiere diventavano il nuovo fulcro della “movida” cittadina.
PGT Milano 2030: riscoprire il quartiere e le sue botteghe
Un’abitudine, quella di passare a passeggio per le botteghe di zona quasi sconosciuta ai più, tanto instancabili quanto convinti abbonati ATM, e confinata alle piccole comunità, quelle montane per renderlo più esplicito, che tutt’ora ogni giorno al nuovo giorno si danno il buongiorno, riunite intorno agli odori del forno o nelle chiacchiere fugaci col macellaio che a pranzo imbandisce tutte le tavole e fa alzare i bicchieri.
Quando il consiglio comunale il 14 Ottobre del 2019 approvava il PGT Milano 2030 non poteva di certo immaginare che la rinascita economica e sociale delle “periferie” fosse, per certi versi, così naturale da non dover scomodare righe e righe di strategia territoriale per farle tornare pulsanti di vita e socialità. È chiaro, fuori dalle opere infrastrutturali di riqualificazione urbana.
Un aspetto più che incoraggiante se pensiamo che abitanti e famiglie hanno scelto senza incentivo alcuno di tornare indietro. Prendere la metro in direzione opposta rispetto al quadrilatero della moda meneghina.
Se prima il fenomeno poteva sembrare il risultato di un imposizione esterna, adesso non lo è più, se persiste o si vuole persista può voler dire nuove priorità, nuove esigenze e nuove abitudini, frutto di una scelta consapevole.
I servizi nel PGT 2030: come si evolverà Milano
Qui il terreno fertile per le strategie del nuovo Piano di Governo Territoriale che, senza saperlo, prima ancora della “transumanza” ne aveva scritto gli obiettivi:
La Milano del futuro vuole rigenerarsi per crescere in maniera consapevole, nel segno della qualità urbana e territoriale, costruita attorno a comunità coese, servizi alla persona diffusi ed efficienti, spazi pubblici sicuri e fruibili, servizi di mobilità che garantiscano l’accessibilità a tutti quartieri.
Sono loro, i servizi che hanno accorciato le distanze e lasciato desolazione diffusa nei quartieri, il perno per le riconquiste territoriali interamente ripensate a misura d’uomo.
Milano 2030 è una città che trasforma le sue infrastrutture di connessione – oggi barriere che separano tra loro parti di città – in elementi di ricucitura, in grado di definire un nuovo sviluppo attraverso la rifunzionalizzazione di luoghi nevralgici capaci di generare nuovi asset e riequilibrare il mercato dei valori urbani.
A pensarci bene chissà cosa canterebbe oggi il famoso ragazzo nato per caso in via Gluck in quella casa fuori città. Direbbe forse “me ne sono andato troppo presto e altrettanto presto ci son tornato”.
Ma oggi ci sono, sono scritti su carta i presupposti per ristabilire l’equilibrio tra il il freddo cemento e l’adorata e calda erba. Se non perchè il primo farà marcia indietro, perchè tornerà quel senso di casa che ormai sembra essersi spersonalizzato, confinato a quelle quattro mura che dividono piuttosto che unire.
E pensare che per quel bambino che a quattro anni avvertiva la felicità in un raggio di sole che illuminava il cortile,
casa erano i prati dove si rotolava, casa erano le corse per fare il bagno al Naviglio della Martesana, casa era la sassaiola, casa era la sicurezza della famiglia e la vicinanza degli amici a chiacchiera lungo la via, casa era lo stare insieme e condividere quello che c’era, casa era il quartiere e la sua “gente tranquilla che lavorava”.
Verso Milano 2030: una periferia di quartieri verdi, connessi e vivi
Non è ugualmente poetico il testo del piano verso Milano 2030, più semplicemente è la traduzione politica/burocratica di quel senso di libertà che cantava Celentano. Lui che da piccolo girava spensierato in pantaloncini grandi, con una bretella su e l’altra fuori posto, scalzo, scarmigliato e con le guance tutte rosse.
Al suo interno si leggono nuove prospettive per tornare indietro di qualche anno e recuperare ciò che si era smarrito in città.
Gli spazi pubblici come luoghi a vocazione pedonale accessibili a tutti, attorno a cui si costruisce la città, dove si manifesta la vita tra gli edifici, in cui gli individui diventano gruppi e dove lo stare insieme forma la cittadinanza, intesa come senso di appartenenza a un bene comune.
Gli spazi pubblici intesi come rete di piazze, strade, marciapiedi, portici, fermate dei mezzi di trasporto pubblici e verde attrezzato; come luoghi privilegiati di crescita dell’economia urbana, la cui qualità può incentivare la vitalità del commercio di prossimità.
La via Gluck: il simbolo di una Milano a misura d’uomo
Una via, un simbolo e tre parole chiave che la riportino com’era, a misura d’uomo, sicura e accessibile.
Come il ragazzo della via Gluck, chiunque tornerebbe a corsa nel quartiere del cuore se prontamente valorizzato, e più nessuno cercherebbe altrove quello che finalmente risorge sotto casa.
E senza saperlo quello spazio felice l’abbiamo ritrovato anche da soli, con le sue imperfezioni ma vero, perchè fatto di persone e non solo di cemento.